VALLE DI SUESSOLA: L’ISPRA PUBBLICA I DATI SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, BENE TUTTI MALE SFAC.
Alfredo Ferrara
Pubblicato il 19 Novembre 2015
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato un’applicazione che rende nota e permette la visualizzazione del catasto dei rifiuti, quindi dati sulla raccolta differenziata e tipologia di rifiuti nel periodo compreso dal 2010 al 2014 di tutti gli 8 mila comuni italiani. http://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it/index.php?pg=nazione
Ci siamo fatti un giro per vedere un po’ la situazione nei comuni suessolani.
Innanzitutto però diciamo che per quanto riguarda la percentuale di differenziata il Nord del paese è al 56%, il centro al 40%, il Sud al 31% a fronte di una media nazionale del 45%. Il sud comprende l’Abruzzo e le isole.
Per il sud per quanto riguarda il 2014 la Sardegna è prima con il 53% di differenziata, la Campania è seconda con il 47% Abruzzo 46%, seguono Basilicata, Puglia, Molise, Calabria e fanalino di coda Sicilia con un miserabile 12%.
Per quanto riguarda le province della Campania: Benevento ha una differenziata del 68%, Salerno del 57%, Avellino del 57%, Caserta del 49%, Napoli del 41%.
Tra i 104 comuni della provincia di Caserta il comune più riciclone è quello di Camigliano con il 77%, ultimo il comune di San Marcellino con lo 0,50%, non la fanno proprio evidentemente.
Se non abbiamo fatto male i conti Arienzo è ottava in tutta la provincia e prima tra i comuni suessolani con il 69% di differenziata, Cervino è al 68%, Santa Maria a Vico a 65% e San Felice a Cancello a 56%.
Andando nel dettaglio si può notare come il comune di Arienzo abbia avuto una progressione partendo dal 2010 con il 45% per arrivare al 69% dello scorso anno, il comune di Cervino invece ha un andamento altalenante partendo da un buon 65% nel 2010 crollando nel 2012 al 50% e arrivando al 68% del 2014, San Felice non ha si è mai avvicinato al 60% il migliore anno è stato il 2012 con il 57%, Santa Maria invece è rimasta costante negli anni fino al 2014 quando si è avuto un balzo di dieci punti passando dal 55% al 65%.
La domanda è: ma a fronte di alte percentuali di differenziata, le tasse scendono di sicuro? Forse no.
Infatti non sempre un aumento della differenziata corrisponde di pari passo una diminuzione delle tasse, per alcuni motivi in particolare: differenziata fatta male, rifiuto inservibile per il riciclo in quanto inserito in contenitore sbagliato o rifiuto non “pulito”, quindi le aziende devono da sé compiere questa operazione, che fa lievitare i costi; nella maggioranza dei casi i comuni non hanno mezzi per gestire la raccolta, quindi non essendoci deposito di stoccaggio ad esempio, i comuni devono trasportarla in altri per queste operazioni, rendendo il costo alle volte superiore al beneficio. Attenzione questo non significa che non fare la differenziata porta dei benefici in termini di tasse, anzi tutt’altro, una pessima percentuale di differenziata porta a costi esorbitanti per i cittadini, noi stiamo solo dicendo che arrivati a una certa percentuale questa non comporta più benefici in termini di diminuzione tasse.
Soluzioni: un’esempio di aumento differenziata e diminuzione tasse si può avere con l’applicazione di tariffe puntuali ovvero sollecitare i cittadini al riciclo e incentivandoli economicamente, quindi avendo una percentuale di differenziata alta, quindi di riciclo alto, e riducendo ciò che va agli inceneritori, i comuni possono dare degli incentivi e quindi al contempo ridurre le tasse dei cittadini, insomma chi inquina paga, chi differenzia e ricicla e premiato.
Vendere i propri rifiuti tipo vetro, carta, plastica, ingombranti.
Non creare rifiuti. Sembra un paradosso per la nostra società, ma è possibile, come tante volte abbiamo illustrato, con il metodo “Rifiuti Zero”.
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