LA NOSTRA VISIONE DELLA COSTITUZIONE PARTE 7: LA RIFORMA DEL TITOLO V.
Alfredo Ferrara
Pubblicato il 30 Novembre 2016

La riforma Costituzionale tocca in maniera sostanziale il Titolo V della Carta che è la parte più moderna della Costituzione -fu modificata nel 2001- e tratta in pratica di rapporti tra Stato ed enti locali. Fu detto a suo tempo che trasferire competenze dallo Stato alle Regioni avrebbe comportato efficienza e risparmio. La realtà è stata un’altra ed è talmente grave la situazione che solo dopo appena 15 anni c’è il bisogno di cambiare e tornare alla situazione precedente pur con qualche sostanziale differenza.
Ricordiamo che la riforma del 2001 fu voluta dal centro-sinistra, governi D’Alema e Amato, venne approvata a colpi di maggioranza; il centro-destra all’epoca seppur critico alla riforma non partecipò al voto, anche perché la riforma del 2001 si avvicinava al cosi detto federalismo molto caro alle posizioni leghiste, quindi formalmente erano contro perché il colore del governo era troppo rosso, ma sostanzialmente a favore.
Infatti la riforma passò con un ampia percentuale al successivo referendum costituzionale: 64%.
Basta un solo numero per dire quanto la riforma del 2001 abbia fallito: periodo 2001-2010 la spesa delle Regioni è stata del 75% in più del periodo precedente.
Per non parlare dell’enorme numero di contenziosi sulle materie concorrenti che con questa riforma non esisteranno più.
Inevitabile quindi modificare questa parte. Evitabile da parte di D’Alema almeno il giudicare una qualsivoglia riforma visto che la sua -in vigore- fa acqua.
Quindi come detto si ritorna all’antico. Allo Stato ritorneranno queste esclusive competenze: energia, infrastrutture strategiche, politiche attive e grandi reti di trasporto. Vengono cancellati i rapporti internazionali e con l’Ue; la tutela e sicurezza sul lavoro; le professioni; il sostegno all’innovazione per i settori produttivi; la protezione civile; i porti e gli aeroporti civili.
Alle Regioni spetta tutto ciò che non è di competenza statale.
Viene introdotta la clausola dell’interesse nazionale nelle materie di esclusiva competenza delle Regioni.
Le Regioni saranno autonome dal punto di vista finanziario ma nel rispetto dell’ equilibrio di bilancio.
Viene imposto un tetto agli stipendi dei consiglieri regionali.
Le provincie vengono definitivamente abolite. Al momento sono esautorate di potere tanto che i cittadini non votano i rappresentanti direttamente, non potendo essere eliminate direttamente con legge ordinaria, in quanto la costituzione le prevede, lo potrà fare l’elettore il 4 Dicembre votando Sì.
Curiosamente questa parte che dovrebbe essere la più interessante per i cittadini visto che non riguarda tecnicismi ma il reale rapporto tra Stato e popolo, in pratica è la meno dibattuta. Ci si sta scornando sull’elezione del Senato, sulla composizione, sul bicameralismo come se fossero determinanti nella vita delle persone, certo sono importanti e meritano un’adeguata discussione, ma riteniamo molto più interessante per la gente e per il suo portafogli avere consapevolezza che non cambiare il Titolo V significa solo una cosa: SPRECO.

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al P.co De Lucia in Santa Maria a Vico (CE)

