E’ apparso un comunicato su una pagina Facebook del comune di Santa Maria a Vico cui viene comunicato un aggiornamento sulla situazione dell’acqua potabile del pozzo degli Ulivi che abbiamo trovato alquanto strano.

Su questo aggiornamento si dice che il sindaco Pirozzi ha emanato l’ordinanza che vale su tutto il territorio comunale di divieto di consumare acqua per scopi potabili e alimentari e fin qui tutto bene.

Si dice che il divieto di consumare acqua avviene per scopi cautelativi e che già subitissimo al primo prelievo fatto dal Consorzio Idrico l’acqua risulta con valori nella norma.

E qui appunto la nostra incomprensione.

Come sappiamo dall’ordinanza di ieri l’Asl aveva comunicato il giorno 10/03 al comune di Santa Maria a Vico che l’acqua aveva valori di ionio ammonio e nitriti superiori alla norma. Il comune non interviene con un divieto di bere. Ora dopo mesi, e non ci risulta che nel frattempo ci sia stato un intervento di bonifica, al primo prelievo del Consorzio Idrico, che ricordiamo è il gestore del pozzo, l’acqua ha valori nella norma. In questo caso il sindaco emette divieto.

Quindi quando vi sono documenti che attestano che l’acqua non è buona la si fa bere, quando vi sono documenti che attestano che l’acqua è buona non la si fa bere per scopi precauzionali. Molto curioso.

Ora come detto non ci pare vi siano stati interventi di bonifica da marzo a prima del 17 maggio quindi com’è possibile che l’acqua si sia “purificata” da sé? O forse vi sono stati interventi di bonifica e non lo sappiamo.

Allora dobbiamo dire che: o ha sbagliato nelle sue conclusioni l’Arpac, e quindi l’Asl pure ha sbagliando, provocando dunque un inutile allarme, o è il Consorzio Idrico che sta sbagliando adesso.

Non sarebbe meglio far rifare i controlli all’Arpac che ha costatato a febbraio 2023 valori non nella norma nell’acqua? Giusto per star sicuri sicuri.

L’acqua è un bene primario come sappiamo, ma è anche vero che a Santa Maria da decenni e decenni si dubita sulla bontà della stessa, tanto che non sono poche le famiglie che comprano l’acqua in bottiglia, che abbiamo sempre pensato sia assurdo nel 2023 non avere la certezza che l’acqua che esce dal rubinetto sia buona.

Ora questa incertezza ci pare aumenti e non ci sembra proprio che gli amministratori stiano gestendo al meglio questa situazione.

Tra l’altro non è chiaro nemmeno perché l’Arpac è intervenuta a febbraio. Azione di routine? Sollecitati a intervenire? Non lo sappiamo.

Però sarebbe il caso, che in maniera chiara e comprensibile, che i dati, sia dell’Arpac e adesso del Consorzio con relative immaginiamo relazioni, siano rese pubbliche.

Intanto sarebbe anche interessante capire che danni sta facendo questa ordinanza ai ristoratori locali per esempio e non ci pare aiuti l’economia locale il sapere che in tale comune non vi sia la certezza che l’acqua sia potabile.