Urla, atti spediti a carabinieri e procura, minacce di querele, consiglieri che quasi arrivano alle mani, ecco cosa è stato il consiglio comunale di ieri pomeriggio a San Felice a Cancello.
Ci si aspettava dalle comunicazioni (punto 2 del consiglio) del Sindaco una qualche delucidazione in merito alla vicenda delle dimissioni del vice sindaco Petrone, ma Pasquale De Lucia ha preferito stranamente non rilasciare alcuna comunicazione e ancor più stranamente l’opposizione è rimasta silente sul tema. C’è da dire che la maggioranza non pare abbia risentito della vicenda.
Nulla lasciava presagire a tali incresciosi eventi. Un punto importante all’ordine del giorno è stato l’approvazione del “disciplinare tecnico di esecuzione di scavi sul suolo pubblico e relativi ripristini” in poche parole il riportare nuovamente l’illuminazione al santuario di San Michele Arcangelo situato sulla montagna di Palombara, vi è stata l’unanimità nella votazione, con chiaramente un’opposizione che fa il suo mestiere e quindi ha chiesto alla maggioranza migliori delucidazioni riguardo al contratto ENEL, tutto nella norma insomma.
Il punto più spinoso del consiglio comunale è stata la modifica dello statuto nella parte riguardante le dimissioni del sindaco: “Le dimissioni del sindaco sono presentate per iscritto al presidente del consiglio, il quale ha l’obbligo di convocare il consiglio comunale entro i dieci giorni feriali, una volta decorso il termine dei venti giorni dalla presentazione del consiglio attraverso un’apposita ordinanza consiliare disposta dal presidente le stesse divengono immediate ed efficaci …”
L’opposizione contesta sia l’utilità di questa norma, non è chiaro a chi giova se non al sindaco in carica per un’eventuale discesa in campo regionale, sia perché lo statuto – secondo l’opposizione – prevarica il T.U..E.L. . Sempre sullo stesso punto altra questione è stata la votazione; per la modifica dello statuto vi è bisogno di 11 voti quindi i 2/3, la maggioranza non ha i numeri in quanto sono 10 (senza il sindaco), con il voto del sindaco, la maggioranza dei 2/3 è 11, e quindi lo statuto passa. Secondo il segretario comunale di San Felice, Antonio Rozza, il voto del sindaco si conteggia, ma la persona del sindaco non si conteggia nel quorum, in quanto privo dello “status” di consigliere assegnato. La questione è davvero interessante dal punto di vista amministrativo anche perché non esistono univoci orientamenti giurisprudenziali. Questo però ha suscitato le ire dell’opposizione che ha accusato, facendo dell’ironia, la maggioranza e il sindaco in particolare di ergersi a fonte di diritto. Pur non dichiarandolo apertamente la minoranza ha lasciato intendere che tale votazione finirà all’attenzione del Prefetto.
Dove però le cose precipitano è su un punto banale del consiglio comunale, ovvero correggere un errore materiale riguardante il contratto con la IAP, il consigliere d’opposizione Giovanni Ferrara ritiene che il contratto “regali” centinaia migliaia di euro a questa società s.r.l.. Ebbene su questo problema di ordine tecnico prende la parola Pasquale De Lucia e succede il finimondo: “Non posso consentire una lezione di economia a chi è stato consigliere comunale e revisore dei conti a chi successivamente tradendo…” il sindaco non riesce a terminare la frase in quanto Giovanni Ferrara lo interrompe: “Tradendo è una parola che deve usare a casa sua tra i suoi familiari …” seguono urla beluine, microfoni spaccati, “Ti querelerò” urlati a squarciagola, minacce di far arrivare i carabinieri, il presidente del consiglio Angelo Frasca perde completamente, se mai lo abbia avuto, il controllo del consiglio. Vi è da dire che ogni volta che Pasquale Ferrara prendeva parola nel consiglio, il sindaco teneva atteggiamenti di fastidio nei confronti del consigliere. Tutto sembrava essersi ricomposto, fino a che non interviene Antonio De Lucia, consigliere d’opposizione, che all’inizio del suo intervento voleva delucidazioni dal segretario comunale, il quale ha ricordato che nel momento del consiglio comunale è “estensore del verbale”, mentre il consigliere aveva tre giorni per presentarsi all’ufficio e chiedere tutte le delucidazione che voleva. Da questo ne è nata una polemica tra Antonio De Lucia e il segretario Rozza. Nella discussione è intervenuto Roberto De Rosa, consigliere di maggioranza, invitando il De Lucia a non offendere, anche qui è nata una polemica e parole grosse il De Lucia ha definito De Rosa: “Scostumato e scorretto” al che De Rosa è intervenuto con furia: “Lei non è nessuno per etichettare, non si permetta più”
A consiglio terminato il consigliere d’opposizione Antonio De Lucia e quello di maggioranza Roberto De Rosa quasi vengono alle mani, ci sono volute una decina di persone per evitare che si arrivasse tra i due a un contatto fisico, a riprova del clima teso in consiglio.