Un SI al nucleare tenendo conto del NO

Il 12 e 13 giugno si voterà per abrogare una legge fondamentale, quella che consente la costruzione di nuove centrali nucleari. Il popolo italiano già si era espresso nel 1987 abolendo il nucleare, proprio attraverso un referendum abrogativo, l’80% degli italiani si dichiarò contro il nucleare sull’onda sia del disastro di Cernobyl, sia per una maggiore sensibilizzazione dei temi ambientali. Votarono 29 milioni e più degli aventi diritto, ma non solo sempre nel 1987 altro referendum stabilì il divieto per ENEL di partecipare alla costruzione e gestione di impianti nucleari all’estero.

Ma veniamo ad oggi 2011, il governo ritorna sulla decisione del popolo sovrano del ’87 e intende ritornare all’atomo, oggi come allora una tragedia nucleare quella del Giappone rischia di condizionare il voto, forse non tanto dei sostenitori del sì in quanto la raccolta firma era iniziata ben prima di Fukushima, più che altro la paura è del governo, che sull’onda emotiva ha cercato di fermare il quesito più volte, ora con intervento legislativo, il decreto “omnibus”, ora con cavillo costituzionale, ma senza esito. Il problema forse per il governo non è la vittoria del sì al terzo quesito, semmai il raggiungimento del quorum con effetto traino e probabile vittoria del sì sul 4° quesito quello su legittimo impedimento.

Ma esattamente cosa sostengono i sostenitori del “no”? Innanzitutto che il nucleare sia una scelta obbligata, in quanto le cosiddette energie rinnovabili non sono in grado di soddisfare il bisogno di energia, si può ribattere sostenendo che questo tipo di tecnologia legato all’energia rinnovabile sta facendo balzi da gigante, tant’è che la Germania ha già annunciato che entro il 2022 chiuderà i reattori nucleari. L’utilizzo del nucleare secondo i “no” farebbe sì che il nostro paese sia indipendente dal punto di vista energetico almeno per due secoli e mezzo ai consumi attuali, secondo gli economisti, per il “sì” invece non è assolutamente così, l’uranio andrebbe importato quindi saremmo sempre e comunque dipendenti, ma non solo, secondo alcuni eminenti geologi l’uranio si esaurirà se tutto va bene tra cent’anni.

Le centrali che verranno costruite in Italia secondo il fronte del “no” saranno quelle di terza generazione molto più sicure delle centrali che hanno creato problemi come Cernobyl o Fukushima, intanto diamo atto che gli incidenti nelle centrali nucleari sono rari, ma quando si verificano rischiano di essere davvero disastrosi sia per la salute, con insorgenza di tumori e malformazioni nei neonati, sia a livello ambientale con contaminazione di falde e terreni che possono durare decenni. C’è poi il problema delle scorie ora per il “no” il volume delle scorie prodotte è assolutamente inferiore a quello di altri tipi di rifiuti industriali, per il “sì” invece è un problema molto grave in quanto essendo radioattive sono assolutamente pericolose, ad oggi non è stato ancora trovato nessun sistema efficace di stoccaggio delle stesse e diventano un costo, non solo economico, sulle spalle della nostra e delle prossime generazioni.

C’è poi da aggiungere che mentre i costi di costruzione di una centrale nucleare aumentano e non sono praticabili senza un aiuto statale, quelli delle energie rinnovabili invece diminuiscono anno dopo anno.