Si chiude l’esperienza di Santa Maria a Vico quale comune capofila dell’ambito c2.
Non tragga in inganno il titolo in quanto la difficoltà non riguarda il periodo di “gestione” del comune suessolano, ma va un po’ a fare una considerazione di carattere generale.
L’ambito è partito malissimo come si ricorderà, con la lotta tra due sindaci De lucia: uno di San Felice a Cancello, l’altra di Maddaloni, che ha portato a una serie di problemi che ora non stiamo qui ad elencare. Poi è passata la patata bollente a Santa Maria durante il ciclo Piscitelli con assessore Iaia, proseguita, e a questo punto terminato, con Pirozzi e assessora Biondo. Da segnalare il periodo di fine 2016 con una serie di problemi anche di carattere giudiziario che ha coinvolto il coordinatore dell’ambito, oramai ex.
Dunque il fallimento, chiamiamo le cose con il loro nome, secondo noi è dovuto al fatto che non si è riusciti mai a fare della vera e propria programmazione sulle politiche sociali, ciò che ha fatto andare avanti la baracca è stata la capacità di riuscire a intercettare i vari stanziamenti che a livello, regionale, statale ed europeo sono stati messi a disposizione. Certamente un merito.
Ma nessun comune ha mai pagato la sua parte, su ben 6 comuni di questo ambito c2 tutti sono o erano insolventi, Arienzo e Cervino solo lo scorso anno, se ricordiamo bene ,hanno cominciato a mettere mano al portafoglio e a pagare la propria parte. Maddaloni e San Felice a Cancello, da quello che sappiamo, ancora non pagano o almeno non per quanto devono, addirittura il comune di Santa Maria a Vico, minaccia atti di pignoramento se la situazione rimane allo status quo. Stiamo parlando dei due comuni più popolosi dell’ambito.
Giocoforza non si può assolutamente programmare e peggio si è rischiato, in qualche caso pure avverato, l’interruzione dei servizi essenziali. Il comune di Santa Maria a Vico ha provato in qualche modo a farsi pagare il dovuto, con minacce di decreti ingiuntivi, o di portare i “colleghi” in tribunale, ma non ha del tutto funzionato, visto che vi sono ancora dei comuni insolventi. Ha pure provato a trasformare l’ambito in consorzio che sarebbe dovuto partire questo mese ma sembra sia rimasto ancora tutto sulla carta, pare che manchi solo il sì di Maddaloni a far partire il tutto.
Il bello è che Maddaloni senza sindaco, senza che cacci ancora i soldi dovuti, senza ancora aver detto -per quel che ne sappiamo- sì al consorzio, è divenuto comune capofila dell’ambito. Nella votazione che lo ha stabilito s’è pure astenuto, quindi immaginiamo quanta voglia ci sia di fare al meglio queste politiche sociali!
Come può un comune in quelle condizioni disastrate far qualcosa è davvero impensabile al momento.
Noi speriamo che non sia per ripicca, del tipo, visto che non paghi ti “spicci” gli oneri e gli onori delle politiche sociali. Bisogna sempre ricordare che le politiche sociali riguardano i cittadini spesso in difficoltà, non necessariamente economiche. Oggi i comuni non possono creare lavoro e forse manco le condizioni per questo, ma quantomeno possono essere di aiuto. Forse sarebbe meglio, far da sé con magari associazioni di comuni minime di due o tre, in modo da assicurare certamente pochi servizi, ma almeno buoni e efficienti.
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