SFAC: FOCUS GROUP SUL RIUTILIZZO LOCALE DEI BENI CONFISCATI
Alfredo Ferrara
Pubblicato il 19 Maggio 2016
In questi giorni, si è tenuto a San Felice a Cancello un forum su un bene confiscato alla camorra che come tema aveva proprio l’utilizzo dei beni confiscati, o meglio, la difficoltà di questo utilizzo e come fare per superarla.
Ecco quindi che sono stati organizzati dei focus group promossi dal Centro Servizi per il Volontariato Asso.Vo.Ce. di Caserta, dal coordinamento Libera della provincia e dal comitato Don Peppe Diana. Presenti a questi incontri oltre le associazioni organizzatrici pure alcune associazioni del territorio casertano e sanfeliciano, il sindaco Pasquale De Lucia e il coordinatore dell’ambito c2 Vincenzo Mataluna.
Il primo intervento di Pasquale De Lucia è stato molto interessante in quanto poneva le difficoltà che spesso una burocrazia eccessiva e una mancanza chiara di norme oltre alle problematiche economiche che ha ogni comune, impedisce una incisiva azione, anche in merito all’utilizzo di beni come quello al vico Tre Giri, sede che ha ospitato questo focus group.
Poi però la discussione si è spostata sulla mancanza delle pare innumerevoli organizzazioni di volontariato presenti in San Felice o anche sulla difficoltà di reperire fondi e compagnia cantando … al che in tutta onestà abbiamo smesso di ascoltare.
Per noi, e l’abbiamo già detto, la soluzione è abbastanza facile: quando un bene viene confiscato, o il comune (o l’ente qualsiasi a cui viene dato) lo utilizza oppure lo cede definitivamente a un’associazione o gruppo di associazioni presenti su un territorio che abbiano un progetto chiaro e fattibile di utilizzo del bene. Nel momento in cui questo progetto non c’è o il comune non è grado da se di riutilizzarlo, per evitare il bene deperisca, questo va venduto.
“I beni confiscati alla criminalità organizzata non sono immobili come gli altri. Essi sono stati simboli del potere dei camorristi sui territori da loro dominati. Il loro utilizzo da parte delle Istituzioni e della società civile responsabile è il segnale della perdita di controllo e di prestigio di questi criminali, proprio nel loro stesso ambiente. Un segnale che la camorra non vuole e non accetta facilmente.
L’utilizzo sociale dei beni confiscati diventa, quindi, un indicatore della crescita di comunità alternative alle mafie; la prova reale del processo di cambiamento in atto nelle terre di camorra”
Questo non lo diciamo noi, ma le stesse associazioni che hanno organizzato questi focus group, ma noi ci chiediamo: non è lo stesso un pessimo segnale vedere quel bene confiscato non utilizzato? Le mafie non rischiano di sembrare vincitrici vedendo che quel bene deperisce, invece di essere utilizzato in qualche modo?
Ecco perché noi insistiamo, e lo ripetiamo, se i comuni non vogliono, non possono o non riescono e le associazioni da sole o facendo rete manco riescono a utilizzarlo, la vendita è la via migliore.
L’opposizione a questa tesi è che la camorra potrebbe ricomprare quel bene in qualche modo. E allora ..? Vorrà dire che verrà riconfiscato e amen. Sarebbe un po’ come dire che siccome una gara d’appalto è stata corrotta dalla camorra non si devono fare le gare d’appalto. Certo che bisogna farle ma con regole certe, evitando al massimo le infiltrazioni e se malauguratamente capita si agisce.
Almeno questo il nostro pensiero, ma riteniamo che sia meglio questo che vedere un bene immobile confiscato cadere a pezzi.