Matteo Renzi, il giovane, il sindaco, il rottamatore è indicato a gran voce come successore di Bersani sia alla guida del partito che come candidato premier per le prossime, forse a breve elezioni ( o forse no ). Ma siamo proprio sicuri che il buon Matteo sia l’ideale per il Partito Democratico? Partiamo da un dato, che sembra mettere tutti d’accordo, se c’era il sindaco di Firenze alla guida della coalizione in queste tormentate elezioni 2013, forse davvero, vi sarebbe stata quella allegra macchina da guerra vagheggiata da Occhetto sognata da tutti i leader di sinistra, ma mai concretamente vista. Invece c’era Bersani, e la sua sonnacchiosa campagna elettorale, l’hanno criticata tutti e giustamente, ma bisogna però dire che Bersani non è stato calato dall’alto, ma ha affrontato le primarie proprio contro Renzi battendolo e forse non lo ricorderanno i più, ma la vittoria fu schiacciante. Stiamo parlando di pochi mesi fa Novembre 2012 così fini: Bersani 61,1% Renzi 38,8%, più che una sconfitta fu una catastrofe, nel dettaglio Bersani conquistò 19 regioni su 20 con punte plebiscitarie in Calabria 75,5% , Renzi vinse solo in Toscana, e ci mancherebbe, ma con appena il 55% dei voti, per non parlare delle grandi città, tutte a favore di Bersani alcune con oltre il 70% come Torino e Napoli, Renzi solo a Firenze, e ci mancherebbe, ma anche qui solo con il 55%. A Roma renzi al primo turno arrivò terzo. Quindi sono davvero sicuri i democratici che con Renzi si sarebbe fatto meglio? Teniamo presente poi che il PD ha sofferto in termini di voti proprio al sud e a Roma praticamente raggiunti da Grillo. Ma poi pare normale agli elettori del PD che il Partito delle Libertà ( del suo padrone ), elogi quasi quotidianamente Renzi? Berlusconi nel settembre 2012 a Sallusti in un intervista confida:
« Renzi porta avanti le nostre idee sotto le insegne del Pd. Auguri. Se Renzi vince le primarie si verifica questo miracolo: il Pd diventa finalmente un partito socialdemocratico».
Non è che si sia limitato a dire è bravo quel giovanotto lì. Barbara Berlusconi qualche giorno fa disse di Renzi: “sarebbe stato il migior candidato per il pd”, ora può darsi che la pulzella non capisca molto di politica, ma di certo in famiglia se ne discute e si sa i bimbi tendonoi a ripetere le parole del genitore. Ancora il vetusto leader della destra su Renzi ha queste parole di fuoco:
“un socialdemocratico, un liberale, e si accese in me la speranza che facendosi strada all’interno del Pd potesse far avvenire quel miracolo che noi attendiamo da decenni, facendolo diventare finalmente un partito socialdemocratico”. “a sinistra l’unico bravo è Matteo Renzi”, Se non è amore questo?
Ma bisogna però essere in due e parrebbe che pure il rottamatore non sia insensibile agli elogi. Renzi si sa ha fatto strada all’interno del partito e nel paese con un unico semplice slogan che in fondo ricorda quello di Grillo però limitato al suo partito: via la vecchia classe dirigente del PD. Però non disdegna di andare in processione ad Arcore da Berlusconi, che magari dovrebbe essere il primo rottamato d’italia, anzi no perché la rottamazione prevede in se un reimpiego, andrebbe buttato, per un incontro a detta sua istituzionale, ora non ricordo che la casina di Arcore sia un palazzo istituzionale. Ma è di questi giorni il flirt sempre più intenso tra l’agognante leader ed il corruttore di magistrati ( non è un offesa è una sentenza definitiva, reato prescritto ), infatti Renzi non esclude un’accordo tra il PD ed il PDL, facendo contento Grillo, che non vede l’ora che ciò si avveri, ma soprattutto Berlusconi. Ma in realtà non è proprio di queste ore questo avvicinamento, a mio giudizio mortale per il paese e per il PD, l’ottima Maria Teresa Meli del Corriere della Sera già un mese fa raccolse un intervista di Renzi che diceva queste parole:
“Se per riuscire a superare lo stallo che si è creato e che, certamente, non fa bene al Paese, il Pd si presentasse con più nomi di possibili candidati alla presidenza del Consiglio e se fra quei nomi ci fosse anche il mio, allora io ci penserei seriamente».
Guidando un governo non di coalizione a detta della giornalista, ma di grande coalizione comprendente Grillo e Berlusconi. Ora questi elogi potrebbero essere un esplicazione del motto:” il nemico del mio nemico è mio amico”, ma se fosse così davvero, Renzi sarebbe proprio uno sprovveduto, la classica pecorella che va in bocca al lupo, non è chiaro allora del perché voglia quasi a tutti i costi questa unione governativa che porterebbe davvero ad una perdita di consensi e credibilità forse definitiva. Non venga poi a parlare di governabilità o bene del paese perhè davvero il paese non ha bisogno di un governo sic et sempliceter, ma di un governo che sia capace di fare quelle riforme che Bersani ottimamente aveva individuato come necessarie, non di certo un governo immobile fatto di do ut des personali.
Ma poi vorrei dire siamo sicuri che Renzi sia poi questo bravo amministratore? Cosa ha fatto per Firenze? Devo costatare, che con una certa sorpresa, davvero poco, l’aeroporto, la tav, la tramvia sono fermi, dello stadio non si sa nulla, il Maggio Musicale è a rischi fallimento; l’alleato che vorrebbe, Berlusconi all’epoca premier, gli concesse la tassa di soggiorno ( molto di sinistra davvero ). Per non parlare dei debiti, ora è vero che non dipendono del tutto da Renzi ma se Dominici ex sindaco alla fine del suo secondo mandato era riuscito a far scendere il debito da 652 milioni a 627 milioni con Renzi dato Dicembre 2011 siamo a 753 milioni, non sono un economista, ma non sono bei numeri. Vorrei citare Pier Luigi Vigna per descrivere chi è Renzi e come vede la politica, in una lettera di dimissioni da consulente per la sicurezza:
“non ho mai considerato positivamente chi opta per lo svolgimento di una determinata funzione pubblica come un trampolino di lancio per conseguirne un’altra del tutto diversa”. Aggiunge Vigna: è ormai chiaro, “poiché emerge anche da tue dichirazioni pubbliche”, l’intento di usare il ruolo di Sindaco di Firenze per ottenere ben altro, mentre io “ho sempre pensato che ogni funzione pubblica non possa essere strumentalizzata”.
Di una cosa sono certo la sinistra forse ha capito che per battere Berlusconi non deve trovare un anti-berlusconi, ma una sua versione e Renzi ne è certamente un degno erede del berlusconismo. Lo stesso Renzi ne è consapevole e compiaciuto in fondo fa suo l’antico adagio popolare: “se non puoi vincere il tuo nemico, alleati”.
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