MANCANO 144 ORE AL PUNGIGLIONE D’ORO


 

Sabato doveva essere una giornata importante, in quanto avremmo avuto da parte del movimento delle Sardine un passo in più e cioè dalla protesta saremmo passati alla proposta. Certo non si chiedevano soluzioni o politiche di livello occupazionale o industriale, ma comunque i sei punti espressi ci sono sembrati molto deboli se non proprio banali.

sei punti sardine

Ecco i punti:

  • Uno: pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare;
    • Due: chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo attraverso i canali istituzionali;
    • Tre: pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network;
    • Quattro: pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti;
    • Cinque: che la violenza venga esclusa dai toni della politica e anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica;
    • Sei: abrogare il decreto sicurezza di Matteo Salvini.

Innanzitutto, dopo che abbiamo letto questi punti la delusione è stata massima in quanto ci aspettavamo un movimento che facesse finalmente politica e non marketing politico e purtroppo ci siamo illusi.

Spieghiamo subito. Ad esempio, quando mai si dettano 6 punti! Al massimo 5 oppure 10 che è il naturale conteggio che fa un essere umano. Ma questo numero -6- comincia per S come sardine e sopratutto rievoca il “nome ufficiale” del movimento: 6000 Sardine. 

Tutto ciò è terribilmente triste.

Quindi se di marketing politico si tratta va individuato l’archetipo, e secondo noi le sardine si configurano con il “ribelle“. Non a caso in tre punti su sei si utilizza il verbo “pretendere”, Quindi, non un: ci adoperiamo, vogliamo costruire, o un più semplice vogliamo, no il verbo è “pretendiamo”.

Verbo orribile da utilizzare in politica che indica un voler qualcosa a tutti costi anche con arroganza, ma si sposa benissimo con l’archetipo del ribelle. E visto che, il M5s ha abbandonato quel ruolo o non riesce più a impersonificarlo in pieno, c’è un vuoto che le sardine vanno a colmare. Quindi si tratta -ricapitolando- di marketing politico fatto anche bene con cognizione di causa.

Andiamo ad analizzare il sottovuoto di questa proposta punto per punto:

Uno: pretendiamo che chi è stato eletto vada nelle sedi istituzionali a lavorare;

Trattasi di voler limitare la libertà individuale, in quanto l’attività politica non si esercita solo in parlamento, mettiamo attraverso il voto o il lavoro in commissione, ma anche partecipando attivamente alle iniziative del territorio, soprattutto se è quello che ti ha votato ed eletto. Se poi si è segretari di partito il territorio è tutta la nazione, ed è normale esplicare la propria attività politica più al di fuori del parlamento che dentro. In questi giorni gira un post su fb che attacca Giorgia Meloni per essere assente spesso in parlamento, ma come detto è assolutamente normale per un segretario avere contatti con il territorio. Chi attacca la Meloni e altri su questo non capisce nulla di politica. Però attenzione questo non vale per chi fa il ministro. Le sardine avrebbero dovuto spiegare meglio questo passaggio e magari dire che chi fa il ministro o sottosegretario non possa anche guidare un partito, ma può valere solo per loro, gli altri si gestiscono come credono. Salvini infatti è stato ministro e segretario, non riusciva a conciliare le due cose, privilegiando il secondo ruolo, portando la lega alle soglie del 40%, ma facendo malissimo il ministro salvato addirittura da un giusto processo; ma lo stesso potremmo dire di Renzi presidente del consiglio e segretario, privilegiando il primo ruolo, riuscendo ad approvare leggi importanti come jobs act, buonascuola, riforma costituzionale, ma facendo malissimo il segretario portando il partito alle successive elezioni al minimo storico.

Due: chiunque ricopra la carica di ministro comunichi solo attraverso i canali istituzionali;

Anche in questo caso ci sembra si voglia, senza pretenderlo, limitare la libertà degli individui. Perché limitare ai ministri l’uso dei social? Abbiamo l’impressione che forse si volesse dire che un ministro debba comunicare atti ufficiali sono attraverso canali istituzionali. Messa così magari ha un senso.

Tre: pretendiamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network;

Ma in tutta onestà: ma che significa? Ma anche in questo caso ci sembra scritto male, forse si voleva dire i politici e non la politica? Incomprensibile, ma lo pretendono pure, si potevano sforzare un pochino in più allora.

Quattro: pretendiamo che il mondo dell’informazione traduca questo nostro sforzo in messaggi fedeli ai fatti;

Sì va bene e pure noi pretendiamo allora che sia tre volte Natale e festa tutto il giorno.

Cinque: che la violenza venga esclusa dai toni della politica e anzi che la violenza verbale venga equiparata a quella fisica;

Mah qui ci pare un punto molto simile al vogliamo politici onesti del M5s, questo punto è la base, poi insomma se loro vogliano fare un partito o presentarsi alle elezioni allora comincino a selezionare una classe dirigente adeguata.

Sei: abrogare il decreto sicurezza di Matteo Salvini.

Ecco questo è l’unico punto che salviamo. In quanto a torto o a ragione, ha un minimo di politica, ha un minimo di senso.

Insomma avevamo tanta speranza in questo movimento, che comunque preferiamo ai Vaffa day grillini oppure al iosonoioevoinonsieteuncazzo della destra, ma nel momento della proposta speravamo che ritornasse la politica, quella ideologica, al centro della discussione, invece a quanto sembra dovremmo ancora attendere.

Chissà per quanto ancora.