Dopo la estenuante due giorni di discussioni in Parlamento per la fiducia al 30° presidente del consiglio e 67° governo della storia repubblicana, vogliamo analizzare le implicazioni politiche che non sono poche.

La più evidente implicazione è certamente la scoperta vocazione europeista della Lega salviniana. E’ la più evidente, ma è anche la mutazione meno significativa, il leader della lega cambia opinione alquanto spesso con lo stesso ritmo con cui noi ci cambiamo le mutande, quindi potrebbe benissimo succedere, che se vi saranno contrasti con il presidente del consiglio, si ritornerà bellamente all’antieuropeismo spinto. Ma questo, momentaneo spostamento su valori europei del maggior partito di destra presenta, in parlamento e nel Paese, ha ancora una volta sancito la rottura del centrodestra. In questi ultimi anni si è sempre parlato di unione del centrodestra, ma in realtà non vi è mai stata, fin da inizio legislatura, come si ricorderà la Lega entra in un governo dove poi Forza Italie e Fdi sono opposizione, durante il Conte II e dopo, Lega e Fdi hanno spinto per le elezioni, mentre Forza Italia ha lavorato dapprima a sostegno del Conte II, sebbene sottotraccia, con singoli senatori e deputati che sono usciti dal partito per provare a salvarlo e poi Forza Italia si è opposta fermamente alle elezioni.

Ora guardando a destra si ha una situazione ancor più di frattura con Forza Italia e Lega alleate a sostenere il governo Draghi e Fdi all’opposizione e non riusciamo a capire come possano poi presentarsi assieme alle prossime elezioni con Berlusconi e Salvini dai palchi a difendere l’operato del governo cui fanno parte e magari dallo stesso palco la Meloni a contestare il governo presumibilmente uscente.

Ma l’implicazione più grossa ancora è la spaccatura nel Movimento 5 stelle con ben una 50ina di parlamentari che hanno deciso di votare contro la fiducia e incorrendo quindi nell’espulsione dal Movimento, come sembrerebbe. Ora è chiaro che una decisione del genere e cioè votare contro la fiducia porta effettivamente un partito ad espellere un suo membro, ci può stare, ma per quanto riguarda il movimento non è così semplice. Infatti, per anni e anni hanno basato il loro consenso proprio contro quelle che ritengono le lobby bancarie e vederne uno che secondo loro ne è esponente principe non si può digerirla facilmente, anche perché pure il sostegno di molti senatori e deputati è stato dato storcendo il naso. Qui non si tratta di accettare dopo mesi di discussioni e tentativi un’alleanza come con la Lega, oppure un’alleanza con il partito di Bibbiano che però manteneva il “loro” presidente del consiglio, qui si tratta di capovolgere completamente il loro stesso mondo, le espulsioni insomma, sono secondo noi eccessive, seppur rientrano nella normalità di una dialettica partito-iscritto.

Un’altro aspetto che riguarda il Movimento 5 stelle è la irrilevanza numerica del suo gruppo, infatti pure se ad un certo punto dovesse ritirare la fiducia dal governo Draghi questo avrebbe comunque una importante maggioranza assoluta sia in Senato che alla Camera.

Ancora, nasce l’intergruppo M5s-Pd-Leu, una sorta di “cosa” del III millennio, il tentativo del Pd sembra ovvio quello di recuperare Leu e allo stesso tempo inglobare il M5s creando un nuovo soggetto politico. Troviamo ardua la cosa, sebbene non impossibile.

Attenzione anche al centro, con la rottura, o almeno la forte incrinatura nel centrodestra, mette Italia Viva nella possibilità di interloquire con Forza Italia e altri cespugli minori nella galassia di centro e magari riuscire a creare quel grande centro che gli orfani della Democrazia Cristiana sognano da trent’anni.

Come è chiaro è tutto molto fluido è solo le prossime settimane ci potranno dire se Draghi sarà da tanto amato a tanto odiato come il povero Monti, se questa maggioranza durerà o si scioglierà come neve al sole. Noi come sempre giudicheremo dagli atti e dai fatti.