Natale è favola è una manifestazione che sta riuscendo davvero bene, almeno secondo noi, in questi soli due giorni sono davvero tanti i visitatori che affollano piazza Lettieri per i mercatini e per gli spettacoli che ogni sera vengono presentati. Forse però parlare solo di mercatini rischia di essere riduttivo, in questi giorni abbiamo avuto la possibilità di constatare un colpo di genio che hanno avuto gli organizzatori, ovvero quello di inserire in un momento ludico e di festa anche un momento dedicato al bello e alla cultura attraverso delle mostre pittoriche.

Il primo giorno abbiamo ammirato con sorpresa le opere di Angelantonio Petrone sul tema della sofferenza, molto ispirato un dipinto che mostra un Giovanni Paolo II icona proprio della sofferenza umana fisica.

Altra cosa interessante è la possibilità di poter interloquire con l’artista stesso, carpirne le emozioni, le tecniche, il perché di un soggetto, momento raro è incredibile. Artisti che non hanno la puzza sotto al naso, come forse facilmente si potrebbe pensare, tipico di alcuni stereotipi, ma bensì assolutamente disponibili che mettono a nudo la loro anima due volte: attraverso le proprie opere e attraverso il loro percorso che li ha portati a quell’opera.

Tra questi che anche oggi è possibile conoscere, vi è un’artista 12265858_854845411289288_8006708939846762237_omaddalonese Vittorio Savinelli, che ci ha colpito per le sue opere in cui traspare, secondo noi che non siamo critici d’arte, una vitalità immensa, un caos ordinato, abbiamo ritrovato nelle sue opere l’estro che fu di Andrea Pazienza e di Jean Giraud meglio conosciuto come Moebius. Quando abbiamo notato le sue opere siamo stati come catapultati in mondo pieno di vitalità, pieno di ricchezza e di movimento, mai statico, sebbene può sembrare un controsenso parlare di non staticità guardando un quadro o un disegno che per definizione sono statici, ma in fondo è la stessa cosa che può accadere guardando i danzatori di De Chirico, siamo proprio sicuri che stiamo vedendo un immagine ferma? O forse stiamo guardando un attimo infinito?

mary de senaIncontro con il metafisico in un senso lato è lo stesso che propone, sempre secondo noi, Maria Di Sena da Acerra, i suoi sono paesaggi bucoloci, che sembrano noti ma che oramai stanno diventando leggenda, forse tra qualche anno si farà a fatica a ricordare che anche qui da noi esistevano alberi e fiumi e una natura incontaminata, ma che con prepotenza non si vuole dimenticare. Non a caso tra i soggetti preferiti proprio quelle sorgenti del Riullo che sembravano oramai scomparse e perdute, simbolo di un tempo che fu, ma che ecco sorprendentemente ritornano a “invadere” quella terra che a loro appartiene e Di Sena proprio questo ci sembra voglia testimoniare. Tra l’altro la giovanissima pittrice utilizza una tecnica non proprio semplice quale l’utilizzo del pennello a scalpello.

Per finire Antonio Conte, napoletano, i suoi dipinti ci hanno ricordato la 12348108_460900337429720_4550377321060233343_npop-art di wharol, ma senza quel senso di mercificazione e ripetizione ossessiva, bensì quell’arte sociale di denuncia o di sogno. Forse se una ripetizione ossessiva c’è, ci è sembrato quello della sua visione del mondo a tratti cinica, ma a tratti pure piena di fantasia e tutto nella stessa opera.

Ecco, noi speriamo a chi legge, di aver fatto venire un po’ di curiosità, speriamo vivamente che quando visiterete i mercatini di Natale èfavola vi possiate soffermare presso Sant’Agostino per godere di un momento di intimità con il bello e con le proprie sensazioni, ma soprattutto approfittate degli artisti che sono lì, in fondo come direbbe Bukowski: “un’artista è un individuo che dice cose difficili in modo semplice”.

 

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