Riprendiamo spediti il nostro percorso a spiegare le ragioni del No al Referendum Costituzionale, sapendo benissimo che è una battaglia persa in partenza, ma questa è una battaglia che va combattuta.

Stavolta il guerriero, o meglio la guerriera che ci accompagna in quest’avventura è Maria Grazia Campaniello che conosce bene Valle di Suessola perché ci lavora. Inoltre Grazia ha scritto questo articolo con cognizione di causa visto che è stata candidata alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale 1 della Campania.

Questo l’articolo che ci ha inviato:

‘O sparagne nun e mmaje guaragne, ovvero la democrazia non si svende.

Trovo a dir poco sconcertante il silenzio che echeggia intorno al referendum confermativo costituzionale del 20 e 21 settembre per ridurre il numero dei parlamentari da 945 a 600 per la Camera e da 315 a 200 per il Senato.
Sarà senz’altro complice la concomitanza con le elezioni amministrative e regionali, ma francamente trovo questa ignavia inaccettabile e pericolosa.

Mi inquieta fondamentalmente il taglio populista della motivazione principale de sì: IL TAGLIO DEI COSTI DELLA POLITICA. L’obiettivo è rendere più snello e meno costoso il Parlamento italiano. Risparmio previsto: secondo i Cinque Stelle 500 milioni di euro l’anno, secondo l’Osservatorio Conti Pubblici di Carlo Cottarelli meno di 60 milioni (lo 0,007 per cento della spesa pubblica).
Un risparmio oserei dire ridicolo, perseguibile più efficacemente con una riduzione degli stipendi, ma soprattutto dei numerosi privilegi accessori. Penso prevalentemente ai tantissimi e costosissimi incarichi affidati agli amici, dall’entourage dei politici, ed “il nuovo che avanza” pare tutt’altro che esente da queste incresciosi pratiche.

Preferisco riportare la questione su un piano (perdonatemi) più serio. Si parla di una modifica costituzionale. La scelta dei padri costituenti per il bicameralismo fu il risultato storico inevitabile dell’uscita dalla dittatura. La nascente democrazia era una tenera neonata da difendere da un clima tutt’altro che pacifico. Si è discusso già dopo pochi decenni sull’opportunità di modificare quelle scelte, ma ovviamente un taglio del numero dei parlamentari -sic et simpliciter- senza alcun intervento sul bicameralismo non avrebbe alcun effetto pratico positivo. Rendere snello il parlamento è una questione di funzionamento e non di quantità.
In questo momento storico, non auspico questo tipo di modifica, ma credo che qualsiasi discussione seria e matura politicamente, non possa che partire da lì.

Trovo paradossale poi che proprio i Cinque Stelle, cioè la forza anti-sistema per eccellenza, voglia diminuire la rappresentanza. Se diminuisce il numero dei seggi ci sarà la formazione di un gruppo che ha un privilegio superiore, un’oligarchia. In un sistema come il nostro, dopo la sciagurata scelta di eliminare il finanziamento pubblico della politica, sempre più ci si rivolge ai gruppi di potere che finanziano coloro che saranno eletti. Chi vuoi che rappresenti più i ceti popolari? Con la riduzione della rappresentanza non avremmo altro che un esacerbarsi di questa situazione. Per avere una rappresentanza ci si dovrà accorpare in mega partiti, in coacervi che non garantirebbero la vera rappresentanza di idee e posizioni.

Infine, un eventuale taglio dovrebbe essere accompagnato dall’indicazione di una legge elettorale in Costituzione.
Da decenni assistiamo a porcate legislative volte a favorire questa o quella coalizione. Penso a come con l’ultima riforma elettorale del governo Renzi sia stato in grado di blindare il parlamento, e questa legge è tutt’ora in vigore.
In questa situazione in cui il potere è in mano a pochi, a segreterie di partito che condizionano a priori la composizione del parlamento, l’eventuale e, a mio avviso funesto, taglio dei parlamentari, dovrebbe essere necessariamente accompagnato da un passaggio del sistema elettorale da legge ordinaria a costituzionale.

Trovo comunque raccapricciante che si desideri per il proprio paese una democrazia che costi poco. Lo sappiamo tutti benissimo: ‘o sparagne nun è maije guaragne, è la democrazia è il bene comune più prezioso che abbiamo.