Dopo una settimana si chiude il nostro sondaggio, ben 2282 voti per scegliere la persona dell’anno. Davvero tanti hanno partecipato a questa iniziativa, che abbiamo mutuato dal Time e rivisto in chiave suessolana. Maria Pirozzi ha ricevuto 931 voti che corrispondono al 40.8% dei voti totali. Non possiamo non ringraziare tutti coloro che hanno votato che davvero hanno preso a cuore e sul serio questa iniziativa.
Siccome non era previsto alcun premio, abbiamo pensato di intervistare la persona dell’anno.
Le ha fatto piacere questo riconoscimento?
“Diciamo che all’inizio non ero così entusiasta, in quanto non mi piace stare al centro dell’attenzione, ma poi devo dire che l’ho preso come un gioco, mi sono anche divertita. Sapere che c’è tanta gente che in te ripone fiducia e stima, presuppone un mantenimento di certi standard alti, e ti impedisce di abbassare il livello di impegno, questo è un investimento importante. Il lavoro è tanto ed è certo impegnativo, nel campo della dirigenza scolastica poi, non esistono livelli intermedi, lo staff della scuola è un gruppo di persone che il dirigente individua e collabora per lo svolgimento di una serie di azioni di miglioramento, ma è il dirigente ad essere l’ultimo responsabile di ogni azione. Avere standard alti, significa coinvolgere tutte le componenti, ma i risultati a lungo termine si vedono e gli studenti lo dimostrano, i risultati di coloro che proseguono gli studi sono davvero brillanti.
Parlando del caso arienzano, leggendo i commenti, ma non solo, si parla della scuola di Arienzo come un polo di eccellenza, tenendo conto della diatriba sulla mensa, ha notato un significativo calo delle iscrizioni?
Al momento non posso dirlo, in quanto le iscrizioni si apriranno a fine Gennaio, vorrei però dire una cosa, se Arienzo come scuola ha un certo tipo di riconoscimento il contributo è di tutti, non solo mio o dei docenti, ma anche dei collaboratori scolastici, noi riusciamo ad avere la scuola aperta anche di sera, ma è anche merito dell’amministrazioni, sulla questione mensa, che è un aspetto della scuola, abbiamo avuto delle posizioni diverse, ma è un solo aspetto. C’è una sinergia. Quindi se ad Arienzo c’è riconosciuto un certa valutazione è dovuto anche al comune che è stato un po’ più attento. La mensa è un fatto importante, nel Sud Italia stenta a prendere piede proprio per i costi che le famiglie non riescono a sostenere così come i comuni. Non bisogna sottovalutare il momento pedagogico, il pomeriggio è importante, una cosa è portare i figli dai nonni o zii, un’altra è tenerli in una struttura deputata alla formazione che organizza sistematicamente la crescita dell’alunno, rispondendo a un bisogno sociale. Infatti, se i genitori lavorano stanno tranquilli, nell’avere i figli in una struttura organizzata, se non lavorano hanno il tempo per sé, per andarselo a cercare un lavoro.
Analfabetismo funzionale come vede la situazione italiana?
La preparazione che si garantisce nel sistema scolastico italiano altrove non viene garantita, il gap che abbiamo con gli altri paesi europei è il mancato contatto con il mondo del lavoro. Dopo 12 anni di scuola obbligatoria il ragazzo è preparato sul piano delle conoscenze, ma deve ancora elaborare competenze spendibili. Però qualcosa sta cambiando in tal senso: ogni scuola ha realizzato un rapporto di autovalutazione e indicare soluzioni su ciò che non funziona, in ultima analisi non fondare più la scuola su apprendimenti significativi che si possono tradurre in competenze.
Qual è il suo parere sulla riforma Renzi riguardante la scuola?
In generale ogni riforma ha bisogno del suo tempo per essere digerita, sulle innovazioni c’è sempre una prima reazione di diffidenza, questo è capitato con questa riforma. Noi dirigenti rispetto alle numerose responsabilità affidate, continuiamo ad essere considerati dirigenti di seconda fascia nonostante noi abbiamo oramai funzioni di prima. Alcune riforme sono state poi presentate male, come ad esempio la possibilità per il dirigente di assumere personale, non è così, è sempre lo Stato che assume, dal prossimo anno, i dirigenti da un elenco di docenti già assunti, possano individuare quelli che corrispondono ai profili che devono andare realizzare l’offerta formativa della scuola. La valutazione che è stata introdotta è qualcosa di importante e ben venga, l’Italia era l’unico paese che non faceva questa valutazione. Il fatto delle critiche e resistenze a questa legge, sono dovute alla fretta con cui è stata approvata. C’è stato un errore di metodo, bisognava forse darsi dei tempi giusti di avvio. Nella scuola bisogna tener conto che si lavora su un capitale invisibile, non è una azienda, il prodotto della scuola è un prodotto a lunghissimo tempo, c’è un processo di crescita e maturazione di un soggetto, che coinvolge la scuola per una parte, seppur importante. La scuola si fonda su processi individuali e non su mere pratiche burocratiche. Mettere assieme la teoria dell’apprendimento con quelle aziendalistiche, non è mai una buona ricetta. Da un punto di vista occupazionale è stata una legge significativa, nella scuola arrivano risorse, non possiamo piangerci sempre addosso, non si può dire ho preso il posto, ma a Pordenone, come un fatto negativo.