E’ storia d’inizio anno, poi scoperta fasulla, di un tale che lasciando il proprio studio di commercialista era passato a fare il rider guadagnando 4000€ circa al mese, la stampa ci ha ricamano sopra: un ragazzo coraggioso che non si accontenta del reddito di cittadinanza.

E’ storia di questi giorni, nella difficoltà dei ristoratori, ma anche proprietari di lidi e altri settori che abbisognano di lavoratori stagionali, nel non trovare appunto dei lavoratori stagionali a loro dire interessati più a percepire il reddito che lavorare, vulgata avallata pure dal presidente della regione Campania, De Luca.

E’ storia di ieri come il noto industriale Barilla abbia esortato i giovani a rinunciare ai sussidi “facili” e “mettersi in gioco”.

Si è creata una tifoseria, quindi da un lato c’è chi pensa che il reddito di cittadinanza impedisca e non favorisca l’ingresso nel mondo del lavoro mettendo in crisi alcuni settori e ci chi ritiene che il reddito abbia salvato i giovani in particolare nell’accettare un lavoro con paga ben al di sotto della soglia di povertà.

C’è da dire che il tema è più complesso di quello che sembra e ha molte sfumature.

Che il reddito di cittadinanza impedisca l’accesso al lavoro è un falso problema. La media dell’assegno nel 2021 è di 559€ interessando un due milioni e mezzo di persone e circa 660 mila minorenni.

Se un ristoratore non trova quindi un cameriere lamentando il fatto del reddito significa che sta offrendo una paga inferiore a 500€ mensili e ci pare normale che non trovi un “fesso” o morto di fame a quella cifra!

E’ anche vero che il cameriere nei ristoranti come nei pub, spesso e volentieri, soprattutto se stagionali, sono ragazzi che vogliono pagarsi gli studi e che magari sono loro stessi a non voler essere inquadrati in contratti prestabiliti, esiste anche questa realtà.

Il mettersi in gioco del signor Barilla è cosa interessante ma magari dovrebbe essere discorso a doppio senso, come ad esempio smetterla con la odiosa pratica anche nel settore industriale dei contratti settimanali, poi alcuni di questi “imprenditori” diventano pure Cavalieri del lavoro, per non parlare del classico rinnovo odioso dei contratti a tempo determinato all’infinito. Oppure dei professionisti che con la scusa di “insegnare il mestiere” non pagano i tirocinanti.

Eliminare il reddito di cittadinanza con un salario minimo garantito è certamente una cosa che va a nostro avviso nella giusta direzione ma bisogna anche dire che questo comporterà un’aumento dei prezzi al dettaglio cui il consumatore al momento non è consapevole.

A noi il reddito di nullafacenza non piace, ma le critiche rivolte da certi “imprenditori” sono ingenerose, come ingenerose anche certe prese di posizione di chi è a favore. per cui i precettori di reddito sembrano i nuovi schiavi: c’è da sistemare il prato di un comune chiamiamo i precettori del reddito, c’è da pulire le caditoie chiamiamo i precettori del reddito, bisogna fare le strisce bianche chiamiamo i precettori del reddito.

Il rdc avrebbe senso se fosse accompagnato nel periodo cui si usufruisce di un assegno anche di un periodo minimo di formazione professionale obbligatoria, cosa che non ci pare esista. Dovevano esserci questi tutor che dovevano “guidare” il precettore nella giungla del mercato del lavoro, ma pure qui ci pare si sia creata solo tanta confusione.

Insomma, noi lo diciamo da un po’ il sistema lavoro in Italia non funziona da nessuna parte lo si vada a guardare, tra l’altro si guarda con occhiali ideologici ciò che andrebbe visto cum grano salis, ma bisognerebbe mettersi intorno a un tavolo e parlarne per creare un sistema nuovo perché così non va.