Mancano due mesi alle elezioni anticipate per il rinnovo della legislatura. Decisione questa del Presidente della Repubblica dopo che forze politiche hanno decretato la fine del governo Draghi.

Il centro destra ha visto uno spiraglio per il voto. Con un sofismo degno di prima Repubblica non ha votato la mozione Casini pretendendo di votare una propria mozione.
Tale documento stabiliva una discontinuità del governo con i 5stelle. Non senza dei traumi in particolar modo in Forza Italia che ha perso pezzi di un certo spessore come Vito, Gelmini, Brunetta.

Il M5s, almeno quelli che fanno capo a Giuseppe Conte, quelli che dovevano aprire il parlamento eccetera eccetera, quelli che dovevano portare lo streaming nei palazzi per la trasparenza … Si sono inventati la formula del “presenti ma non votanti” alla fiducia scorsa al Senato!

Senza contare che il M5s non ha mai ritirato i ministri dal governo.

Un governo Draghi voluto da tutti ma sostenuto da nessuno.

Legislatura che dunque finisce in anticipo giusto di qualche mese. Il momento non è proprio dei migliori, con una guerra in corso e una finanziaria da fare importante visti i fondi del Pnrr da utilizzare in pieno. Cosucce per i nostri brillanti politici.

Il centrodestra dunque si presenterà unito con la formula classica che chi prende più voti avrà diritto a presentare il nome del capo del governo al Presidente Mattarella. I sondaggi danno fortemente avanti Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Dall’altro lato nel centro sinistra oltre al Partito Democratico che super il 20% non c’è nulla di altrattanto aggregante. Il Pd poi per esperienza di questi anni paradossalmente non è neanche tenuto a vincerle le elezioni, visto che riesce a entrare in un governo ad ogni crisi istituzionale. Lo abbiamo visto già dalla prima crisi di questa legislatura andando a formare poi con il M5s e altri il Governo Conte II e poi alla fine di questo il governo Draghi. Al Pd basta andare bene alle prossime elezioni per essere determinante alla prossima crisi.

Il M5s invece è dialaniato tra scissioni interne e problematiche di leadership. Difficile che un partito che solo qualche anno fa superava abbondantemente il 30% dei consensi riesca al prossimo giro a superare il 10%. Un fallimento totale da noi tra l’altro abbondantemente annunciato da anni.

Poi ci sono gli altri piccoli partiti come Italia Viva di Renzi che probabilmente non riuscirà a raggiungere il 3%. Diverso il caso di Azione di Calenda che un 5% potrebbe anche superarlo, ma la cosa interessante è che sembra possa essere un partito che riesce ad aggregare altre piccole forze oltre ai transfughi degli altri partiti dopo la fine traumatica del governo Draghi.

Seguiremo dunque lo svolgersi degli eventi che porterà la Nazione a queste non desiderate elezioni anticipate.