Il “nuovo” Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano che per la prima volta nella storia repubblicana è stato riconfermato. Anche se alla vigilia era stato tirato per la giacca, aveva ovviamente apposto un rifiuto, ma poi i fatti traumatici di questi giorni lo hanno indotto ad accettare suo malgrado.

Queste elezioni hanno sancito forse definitivamente l’inadeguatezza di una classe dirigente, monca e senza cervello più propensa ad affilare i coltelli che essere guida del paese. Ma andiamo con ordine. Bersani annuncia un paio di giorni prima dell’inizio del primo voto che ha un asso nella manica da presentare a Berlusconi. Intanto nello stesso momento si svolgono le Quirinarie ( per quanto mi riguarda una farsa ), che danno nei primi tre questi nomi: Gabanelli, Strada, Rodotà. Dopo il successo bersaniano che ha spaccato il M5s sull’elezione dei presidenti di camera e senato, tutti si chiedono quale possa essere questo nome che forse chissà metterà in difficoltà il centrodestra. Ebbene sono tre: Marini, Amato, Mattarella. Tutto qua? E già qui forse doveva capirsi che c’era qualcosa che non andava. Intanto il M5s è in piccola difficoltà, Gabanelli lascia, Strada lascia, c’è il rischio che così facendo non si abbia poi nessun candidato, ma Rodotà uomo di sinistra, il “maledetto” da Grillo, il comunista, il costituzionalista, il pensionato d’oro, insomma il contrario del parlamentare tipo del M5s, accetta. Ora sembrerebbe semplice anzi banale, il PD inserirà pure Rodotà nella lista e comunque vada lascerà Berlusconi e voterà Rodotà. Invece no. Berlusconi sceglie Marini e Bersani conferma. Perché? È la domanda che tutti gli elettori, commentatori e pure molti parlamentari si faranno in questi giorni. Ecco è tornata la sinistra del difficile esercizio di stile del auto calcio nelle palle. Si profila allora inevitabile all’interno della classe dirigente del partito la vittoria di chi vuole un alleanza con il PDL, dopo la cocente sconfitta di Bersani nella formazione del governo a causa del gran rifiuto di Grillo, che se accettava oggi avremmo un governo, le commissioni, un Presidente della Repubblica di nome Rodotà ( forse ), invece grazie al dux abbiamo un Presidente della Repubblica rieletto, forse a termine, alla veneranda età di 87 anni, il governo Monti ( rigor mortis per il dux ) in carica e il parlamento bloccato. Grazie Beppe. Bisogna ricordare che la costituzione prevede i 2/3 del parlamento per l’elezione del presidente, e non è che i padri costituenti hanno messo questa regoletta per svizio o perché a loro negli anni quaranta girava così, era un modo per dire “mettetevi d’accordo”, non fate forzature. Quindi può anche starci che il 1° gruppo parlamentare il pd cerchi un consenso col 2° gruppo più numeroso il pdl. La prima votazione è un flop del pd o diciamo una vittoria di un certo pd, quello che potremmo definire puro, quello che non vuole accordi con Berlusconi, quello che vuole discutere prima di idee, poi di metodo, poi di persone. Marini è lontanissimo dai 672 voti necessari, non votato da molti del pd, lascia. Perde la classe dirigente. Vince il partito. Ma ora hanno capito la lezione voteranno bianca e poi dal 4° voto sceglieranno Rodotà, non c’è altra soluzione. Invece un’altra soluzione c’è. Romano Prodi. L’uomo che ha battuto Berlusconi due volte, il commissario europeo, un uomo di pace per l’ONU nel difficile teatro africano, il fondatore del centrosinistra attuale. Non ci sono più i 2/3 basta la maggioranza assoluta 504, il centrosinistra tutto ha 496 voti, anche se non raggiunge il quorum se è sopra i 450 voti sarà lui su cui insisterà il pd. Il centrodestra è nel panico, parla di divisione nel paese, discesa in piazza, Berlusconi è terrorizzato, sarebbe la terza sconfitta di seguito inflittagli dal “ simpatico ciclista”. Rodotà non si ritira il M5s insite su di lui. E’ bellissimo ci sono due candidati forti di centrosinistra, Prodi certamente presidente, la sua nomina viene applaudita con standing ovation. Ma allora perché Franceshini fa la corte a scelta civica? Perché telefonano alla figlia di Rodotà per convincere il padre a lasciare ( palese caduta di stile )? Qualcosa non va. Ecco il disastro, secondo auto calcio nelle palle. Prodi non solo non raggiunge il quorum ma nemmeno i 400 voti, lascia. E’ una waterloo. Il pd non è spaccato è frantumato, i renziani accusano i dalemiani, questi accusano i renziani e fioroni, che mostra una foto ( altra caduta di stile ) che accusa Vendola, che forse come ricorda Michele Serra sono stati più fedeli a Bersani che i democratici stessi. Il partito è allo sbando, Bindi lascia, Bersani lascia. Nel partito democratico funziona così se qualcuno dissente sono i capi a dimettersi, in altri movimenti chi dissente deve sapere dov’è l’uscita. Grillo dovrebbe rendere l’onore delle armi all’avversario sconfitto, ma invece lo insulta ancora,in pubblica piazza,  maramaldeggiando. Lo Strar’s Style gente, abituiamoci. Ma forse non tutto è perduto Rodotà può diventare il fattore coesivo ed aprire nuovi scenari, nuove possibilità, si può risorgere. Invece non si può. Napolitano è la soluzione, tutti i leader tranne Sel e M5s vanno in processione per convincerlo, forse solo la fedele Clio proverà a distoglierlo, sappiamo poi com’è andata. Il pd è a pezzi, e non sarà facile ricomporne i pezzi e soprattutto riacquistare credibilità, forse un reale ricambio generazionale potrà salvarlo da una più che probabile scissione, ma soprattutto se non si crede nelle idee è forse pure inutile resuscitarlo. Sel prova a riunire la sinistra in una specie di “ nuova cosa”  che ricorda molto i tempi di Occhetto. Il M5s invece incredibilmente urla al golpe, dimenticando che il suo candidato era un costituzionalista, che ha dovuto anche ribadire di non approvare alcuna marcia su roma o addirittura che le decisioni del parlamento si rispettano, se bisogna ribadire questi banali concetti, davvero c’è qualcosa che non va in questo paese. Buona catastrofe a tutti.