Crisi fu.

Era nell’area da tempo, ma sembrava che il problema del Covid avesse messo una cappa di protezione sull’andamento di questo governo, ma così non è stato. L’atto ufficiale della crisi sono le dimissioni di ministre e sottosegretario di Italia Viva da questo governo. Ufficialmente ciò è dovuto a una mancanza di visione riguardo gli investimenti e la mancanza di voler utilizzare i soldi del Mes per questioni ideologihe.

Ufficialmente Renzi, confidando nel fatto che non si vada ad elezioni se Conte non avrà la fiducia o avrà un fiducia risicata, ha dovuto smarcarsi dal governo e tentare la carta dell’opposizione per un motivo e un motivo solo: la mancata crescita di Italia Viva. Renzi sperava con la nascita del governo di utilizzare Italia Viva come una calamita per attirare i parlamentari, ma anche i voti del Partito Democratico, magari dai fuoriusciti ed espulsi del M5s e da qualche parlamentare del misto, non è avvenuto. Italia Viva boccheggia tra il 2/3% e quindi bisogna cambiare, se la partecipazione al governo non prende si va all’opposizione. Il guaio per Renzi è che i cittadini italiani niente capiscono di Mes e Recovery plan e altre sigle che sono sconosciute. L’italiano medio sta capendo che stanno arrivando soldi e si devono spartire e Renzi vuole partecipare. Questo sta succedendo e questo Renzi non riesce a comprendere, un giochino tutto interno al palazzo che non comporta un minimo cambiamento per gli italiani che lavorano o che vorrebbero tornare a fare. La crisi sarebbe stata più chiara per gli italiani in caso di sfiducia del ministro dj Fofò, sarebbe stata più chiara se Renzi si fosse palesemente schierato a favore dei ristoratori e non solo, mortificati da questo governo, ma sarebbe stato troppo a destra.

Dall’altro lato l’intervento di Giuseppe Conte è stato deludente. Ci si aspettava alla Camera una replica di quel vibrante intervento contro Salvini che in pratica lo elevò davanti agli italiani come vero presidente del consiglio non eterodiretto, ma convinto di sé e dei suoi mezzi. Invece abbiamo assistito a un Conte con il cappello in mano chiedendo di voltare pagina e quindi cercando una nuova maggioranza. Il compenso per questo “mercato” oltre ai posti vacanti nel governo vi è anche la promessa per i piccoli partiti dell’approvazione della legge elettorale in senso proporzionale, che a nostro avviso ributterebbe il Paese a decenni addietro. Ma è Conte a cedere e a perdere questo round rimettendo la delega ai servizi cosa che chiedeva Italia Viva da mesi.

Comunque sarà in Senato che il governo Conte si gioca tutto, bisogna raggiungere quota 161 che non è solo un numero aritmetico che indica la maggioranza assoluta, ma anche un numero che indica una certezza politica, sotto quella soglia è certo un governo legittimo ma continuamente sotto scacco di ogni singolo senatore e quindi politicamente debolissimo.

Vedremo.