Liliana Segre sotto scorta, gente dalla fedina penale sporca va in televisione a parlare di ordine e disciplina, calciatori neri fischiati che sbattono il pallone in curva, librerie incendiate, gestori di cinema picchiati. Il punto che vogliamo trattare nella nostra rubrica settimanale sui fatti italiani è questo: esiste un pericolo fascista in Italia? La risposta è per noi: NO!
Ovviamente dobbiamo spiegare quest’affermazione.
Dobbiamo intenderci cos’è il fascismo, e qua ci vuole una enciclopedia, ma diciamo che se lo decliniamo con il “ventennio” allora non esiste in questo momento alcuna reale deriva di quel fascismo. E’ facile dimostrarlo, i partiti che si sentono derivati direttamente da quella tradizione tipo casapound per intenderci pigliano percentuali risibili intorno allo zero virgola. Insomma non se li fila nessuno, fanno solo rumore.
I partiti che indirettamente si rifanno all’ideologia fascista che oggi in parlamento sono Fratelli d’Italia e Lega per l’indipendenza della padania, seppur hanno bisogno di rifarsi continuamente al ventennio per non perdere consenso, non gli passa manco per l’anticamera del cervello di realizzare un regime totalitario di stampo mussoliniano, in quanto sono proprio i cittadini italiani a non volerlo quel regime, altrimenti voterebbero i vari casapound come detto, ma nessuno oggi ha intenzione di fare deportazioni, eliminare la stampa, mettersi a giocare al balilla. Il marketing politico dei due partiti oggi funziona perché poggia su una identità molto precisa che non è antitetica alla democrazia. Esempio dire eleggiamo direttamente il presidente della Repubblica e diamogli quindi più poteri, riecheggia l’uomo forte al comando ma non è poi un qualcosa di estraneo alla democrazia, altrimenti dovremmo dire che pure De Gaulle era fascista. Esaltare il ruolo dello Stato Dio, Patria e Famiglia anche in questo caso ricorda il ventennio ma non è contraria alla democrazia altrimenti dobbiamo pensare che pure Mazzini era fascista. E potremmo continuare per molto.
Il problema però che i due partiti sebbene non fascisti in senso stretto hanno bisogno di rifarsi alla derivazione culturale fascista.
Questi partiti devono per forza di cose, per non perdere consenso, rifarsi a quella matrice cadendo nelle contraddizioni della società moderna e quindi siccome il fascismo era nell’ultimo suo periodo era per l’esaltazione della razza bianca, allora ecco porti chiusi, i neri, i zingari e tutto il mondo che non sia bianco so tutti criminali. Il problema però che vi è inevitabilmente bisogno di manodopera a basso costo ne hanno bisogno gli imprenditori del nord nelle fabbriche come quelli del sud nei campi.
Altro punto ad esempio il nazionalismo. Se per nazionalismo si intende il “prima gli italiani” va anche bene agli italiani che ti seguono, ma il problema è che non ci si può dimenticare di tutti gli italiani, colpevolizzare chi va all’estero per sopravvivere o per essere riconosciuto nel pieno dei suoi meriti è un errore molto grave, far finta di non vedere il caso Regeni oppure di Silvia Romano etichettati come quelli che se la so andata a cercare non aiuta certo. Ed è comunque un nazionalismo di questo tipo di carattere difensivo se vogliamo che è proprio il contrario del concetto di nazionalismo che è più aggressivo, nessuno dei due leader –Meloni e Salvini– parlano di riconquistare l’Istria, ma si ricordano degli italiani di quella penisola solo quando vi è la commemorazione delle Foibe. Fortuna per loro che la maggioranza degli italiani gliene frega altamente di Istria, Dalmazia, Malta, Nizza e Corsica.
Aprendo una parentesi il provare a staccare la destra dalla cultura fascista ci provò Gianfranco Fini con la svolta di Fiuggi, ma svolta mai pienamente affrontata e metabolizzata, poi le vicende personali dell’ex presidente della Camera affossarono definitivamente quel discorso. Anzi, gli stessi colonnelli di Alleanza Nazionale oggi sono appunto in FdI.
Quindi se non esiste la possibilità di un ritorno del fascismo storico, esiste certamente il problema culturale del fascismo e sue declinazioni oggi. Fascismo culturale che si nutre nelle contraddizioni dello Stato in alcuni suoi punti fondamentali. Per esempio la pena deve tendere alla rieducazione del condannato, va bene è norma buona e giusta, ma non è possibile che esistano persone che entrano ed escano dal carcere come in un hotel e allo stesso modo la tendenza alla rieducazione la vediamo difficile tra gli affiliati alla criminalità organizzata.
L’unico modo per sconfiggere seriamente il fascismo culturale è proprio dare una risposta a queste contraddizioni possibilmente eliminandole.