IL PUNGIGLIONE D’ORO VERRA’ ANNUNCIATO DOMANI 22 DICEMBRE 2020

Proviamo in questa rubrica a capire cosa è successo riguardo la liberazione dei pescatori italiani trattenuti in Libia.

Innanzitutto dobbiamo dire che trattasi di una buona notizia, dalle foto mostrare i pescatori stanno tutti bene e in salute, ma questa liberazione porta a un mutamento possibile degli equilibri internazionali nella regione.

La Libia è sostanzialmente divisa in due blocchi, da un lato c’è un leader –Haftar– che controlla buona parte del paese e dall’altro –al-Sarraj – che controlla la parte più importante e produttiva del territorio libico. Il primo ha l’appoggio netto della Francia e della Russia oltre che degli Usa seppur in maniera disinteressata, il secondo è appoggiato dalla Turchia e dall’Onu.

Haftar fino a metà di quest’anno sembrava poter sferrare un attacco decisivo per prendere Tripoli, ma non ci sta riuscendo anzi è in piena difficoltà e sta arretrando. Questo è il punto.

L’Italia ha subito un ricatto, la vita o meglio il rilascio degli ostaggi per una legittimazione di Haftar. Ecco quindi l’inusuale viaggio di presidente Conte e ministro degli esteri Di Maio in Libia.

L’Italia conta marginalmente non abbiamo una politica estera se non la politica del lecca-lecca, si lecca un po’ l’uno e si lecca un po’ l’altro con la speranza che poi ci diano qualche briciola. Ma allora perché Haftar ci tiene tanto al sostegno italiano? La risposta è una: ENI.

L’Eni lavora in Libia da tempo ed è apprezzato il lavoro che svolge e soprattutto ha la bellezza di 4 permessi esplorativi e ben 7 permessi estrattivi che producono una mole di conoscenza e lavoro enorme. Haftar non vuole l’Italia non sa che farsene, vuole l’Eni, l’energia elettrica in Libia la “produce” l’Eni!

Ci sarebbe poi ancora una altra piccola cosetta non trascurabile e cioè la vendita di armi. Il nostro paese vende armi alla Turchia che in parte gira ad al-Sarraj e Haftar forse ha cercato di cambiare quel flusso in suo favore.

In parole povere il nostro Paese si è fatto mettere sotto e si è fatto dettare l’agenda dal primo che passa. C’è la questione degli ostaggi che è importante senza dubbio, ma eravamo noi nella posizione del ricatto e potevamo benissimo trattare in posizione di forza e invece ci siamo fatti ricattare da un generale che sta cadendo in disgrazia.

Conte e Di Maio con la regia televisiva di Casalino hanno cercato il successo interno svendendo quel poco di dignità internazionale che ci rimaneva.