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Purtroppo al momento in cui scriviamo non vi sono ancora dati ufficiali, manco una sezione, delle elezioni che si sono tenute nella giornata di ieri in Sardegna e stamane dalle 07.00 è cominciato lo spoglio, lentissimo.

Quindi si hanno solo exit poll, che non si possono prendere certo per oro colato.

Se dovessero essere confermati è chiaro che si pone un problema grosso per il Movimento 5 Stelle che sarebbe, condizionale d’obbligo per le premesse di cui sopra, in crisi emorragica di voti.

Certo che saranno capaci di esultare anche sulla sconfitta sostenendo -come ci aspettiamo- che 5 anni fa manco partecipavano e ora hanno ottenuto dei seggi. Encomiabile visione del bicchiere mezzo pieno, che però serve giusto a dare argomenti alla base, non certo a spiegare il fenomeno della crisi così repentina.

Eppure nonostante i limiti evidenti di Di Maio, ma bisogna non nasconderlo anche di Casaleggio junior, dovrebbe essere evidente a tutti che l’esperienza di governo sta logorando il m5s.

Non può banalmente dirsi che le elezioni locali sono più complesse che quelle politiche, questa favola la si poteva raccontare 5 anni fa e non oggi, dopo che amministri città del calibro di Livorno, Civitavecchia, Torino e soprattutto Roma!

Non puoi dirlo quando il tuo bacino di voti si aggira intorno al 35% solo 11 mesi fa!

Il problema è l’individuazione dell’archetipo da parte dell’elettore. Per archetipo intendiamo il modello originale, l’idea innovativa, il simbolo immaginario particolare.

In pratica oggi vi sono due partiti populisti che sono divenuti speculari, ovvero: Lega Nord per l’indipendenza della padania e Movimento 5 Stelle.

Il fatto che mentre la lega ha modificato il fine della sua iniziativa: la padania è divenuta Italia, prima il nord è divenuta prima gli italiani, dagli al terrone è divenuto dagli allo straniero è così via. La lega però non ha modificato la sua reale essenza, ha solo cambiato vocabolario. Mettiamoci poi un leader che si mostra e atteggia a “forte”.
Il m5s invece è in una fase ibrida, sta mutando, tutti i “valori” fondativi di 10 anni fa e più sono stati rimossi, inoltre ha deciso in questa fase di seguire ideologicamente l’alleato di governo, quindi il m5s si scopre di punto in bianco garantista fino al midollo e xenofobo quanto basta per non mettere in crisi l’esecutivo. I due atti più evidenti del m5s, il decreto detto dignità e il reddito di cittadinanza non stanno producendo effetti sperati, il primo non sta creando alcun volano all’occupazione, il secondo ancora non è definito e proprio in questi giorni è cambiato per l’ennesima volta e sempre allontanandosi da quel reddito promesso in campagna elettorale. Mettiamoci poi un leader incapace e debole.

Ecco che l’elettore, che ha una precisa connotazione ideologica a destra, lascia il doppione per l’archetipo appunto originale. Chi invece ha una connotazione ideologica a sinistra lascia per ritornare all’ovile non convinto dello spostamento ideologico opposto. Chi non ha connotazione ideologica continua a lasciare per scegliere il forte, 11 mesi fa era il M5s in questo momento è Salvini. Chi rimane allora nel m5s?
Chi ha la fede.

Se l’archetipo della lega è il nazionalismo e leaderismo forte, quello del m5s è il futurismo inteso non come avanzamento, ma come rottura con il passato. No ai vecchi partiti, no casta, no privilegi ecc. Il problema è che mentre solo pochi mesi fa, questi slogan sembravano dei veri programmi di governo, oggi suonano come slogan soltanto. Ma c’è ancora chi segue e crede che il M5s sia il guerriero che romperà per sempre gli schemi della vecchia politica.

Ieri, sempre sull’onda degli exit poll sardi, sentivamo commentatori parlare di tripolarismo, che è un concetto sbagliato a nostro dire. Se 11 mesi fa aveva senso questa affermazione, oggi è completamente fuori luogo. Il M5s ha nei fatti abbandonato la strada ideologica innovativa che si era dato, quindi è entrato nella logica bipolare antica del destra-sinistra. Tutt’al più è un tripartitismo: Lega, M5s, PD, con gli estremi di questo schema contornati da cespugli più o meno grandi.

Per il M5s però a destra il passaggio è chiuso dalla leadership di Salvini che si è creato il ruolo del difensore d’Italia, vi sarebbero margini a sinistra certamente, ma significa questo abbracciare dei valori che li avvicinerebbero al Partito Democratico – il nemico per eccellenza- nella immaginaria costruzione di Guerriero alla Conan il barbaro che il m5s ha creato in questi anni.

Ecco perché il M5s ha dannato se stesso.

Non per il governo in sé, o per l’alleanza con Salvini, ma per aver “svenduto” quegli elementi innovativi, nel bene e nel male, che lo avevano caratterizzato e connotato in una diversa opzione ideologica portandolo al governo di questo paese. Se non vengono recuperati, e non sembra che questo sarà fatto, il M5s si ridimensionerà sempre. Bisogna solo capire fino a che punto.

Salvini li ringrazia e li mangia.

BUONA CATASTROFE