ITALIA CORONAVIRUS: LOMBARDIA ANOMALIA DI SISTEMA, POSSIBILI CAUSE.
Alfredo Ferrara
Pubblicato il 1 Aprile 2020
In questi giorni e settimane un dato certo è venuto alla luce dalla pandemia del Covid-19 e cioè che la Lombardia è la regione più colpita e che il dato di questa regione condiziona quello di tutto il Paese.

In Italia il totale dei casi positivi è arrivato ieri a 101.739 mentre i morti assommano a 11.591 ovvero siamo ad una mortalità dell’11% circa. Dato del 31.03.2020
Ecco, ora consideriamo il dato lombardo con i casi positivi che ammontano a 42.161 e i morti a 6.818 che in quella regione significa una mortalità del 16%!
Eliminiamo il dato lombardo da quello italiano e scopriamo che Italia-Lombardia è uguale: positivi 59.578 e i morti 4.773 quindi siamo all’8%, che è un dato certamente alto, ma non così “fuori scala”.
Se sommiamo le regioni del nord confinanti con la Lombardia (Piemonte, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna) abbiamo che il numero dei positivi è di 33.974 e i morti 2.921 con una percentuale in linea con il dato nazionale e cioè l’8%.
Teniamo presente che il dato degli abitanti non modifica i numeri di cui sopra infatti la sola lombardia ha 10 milioni di abitanti, le quattro regioni considerate nel loro insieme arrivano a 14 milioni di abitanti.
Nemmeno il numero di tamponi effettuati incide, infatti in Lombardia sono stati effettuati 111.057 mentre nelle regioni nord considerate siamo a 193.366 tamponi.
Analizzando il sud, partendo dal Molise a scendere, abbiamo una percentuale di mortalità tra il 7 e il 5% quindi al di sotto della media nazionale.
Tutto questo per dire con i numeri, ciò che intuiamo da tempo, e cioè la Lombardia è una anomalia del sistema. Il punto è capire perché.
Abbiamo cercato di scoprire quando il sistema è collassato. Teniamo presente che la Lombardia prima dell’emergenza aveva 859 posti letto in terapia intensiva, la prima regione in Italia. Il 01.03.2020 in Lombardia vi erano 106 malati di covid in terapia intensiva, in una settimana all’8 marzo si era già a 400 malati in terapia intensiva. Che si potrebbe pensare ad un numero gestibile, ma gli 859 posti letto non sono solo per i malati di Covid è questo il problema. In Lombardia visto il problema si sono ampliati in tempi record a creare nuove strutture con nuovi posti e si è arrivati a 1600 ma comunque la situazione rimane critica con 1320 e passa di malati da covid in terapia intensiva.
Proviamo a fare delle ipotesi.
Il ritardo nella chiusura totale. Nei comuni, all’inizio una decina per lo più in Veneto, ha funzionato tanto che non vi sono casi al momento, al sud ancora non era sviluppato il contagio quando la chiusura è arrivata proprio al momento giusto e infatti è molto contenuta la diffusione del virus; sebbene destano un po’ di preoccupazione Campania e Puglia che viaggiano con un incremento del 10%.
Sottostima del problema. In Lombardia si è sottovalutato il problema, queste le parole del presidente di regione Fontana il 25 Febbraio al consiglio regionale: “Cerchiamo di sdrammatizzare, è una situazione senz’altro difficile, ma non così tanto pericolosa: il virus è molto aggressivo nella diffusione ma molto meno nelle
conseguenze. E’ poco più di una normale influenza e questo lo dicono i tecnici”.
In realtà parte dei “tecnici” parlava di normale influenza mentre altri erano seriamente preoccupati, ma al tempo il 25 febbraio eravamo già con una decina di morti a livello nazionale e nella sola lombardia vi erano 240 casi su 322!
Quindi una totale sottovalutazione del problema. Sottovalutazione che si è riversata nei cittadini stessi che in quegli stessi giorni affollavano le piste da sci in Trentino e i bar di Milano e di tutte le città piccole e grandi della Lombardia.
Primato dell’economia sulla salute e catena di comando inceppata. Quando il 07 marzo o giù di lì il governo ha creato la zona rossa al nord ha ricevuto critiche non solo dal governatore della Lombardia ma pure da quello del veneto – Zaia -in quanto entrambi volevano più durezza a livello sociale, con distanze tra cittadini più ampie ad esempio, ma un provvedimento meno blando sugli spostamenti in modo da non far fallire le aziende. Che poi aziende che chiudono dopo uno o due mesi di inattività evidentemente non erano in salute a prescindere dal Coronavirus.
E’ notizia di ieri che il governatore della Campania ha disposto addirittura un provvedimento che è in palese contrasto con quello del governo. Creando una confusione assurda: a chi bisogna dar retta al governo nazionale o a quello regionale?
Fallimento del sistema sanitario regionale. Per un decennio negli anni 90 soprattutto causa indagini su tangenti è stato raccontato che tutto ciò che è centralizzato è brutto mentre tutto ciò che è decentrato è bellissimo e funzionale, così come tutto ciò che è privato funziona al meglio e il pubblico fa schifo. La realtà della cose ci ha detto invece il contrario. il sistema regionale ha dei limiti e se non li ha mette i bastoni tra le ruote, Fontana e Zaia sono di uno schieramento all’opposizione di questo governo. Bisogna secondo noi riscrivere la costituzione limitando il potere regionale.
L’italia deve essere una e non una confederazione di regioni.