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BALLOTTAGIO 2017: LA NOSTRA OPINIONE

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Come abbiamo fatto per il primo turno di queste elezioni amministrative, ci pare ovvio continuare la nostra analisi dopo i risultati del secondo turno di ballottaggio.

Un dato certo è chiaro da queste amministrative, il voto delle politiche secondo noi si allontana a meno di straordinarie circostanze.

Un altro dato certo è l’avanzata del centro-destra.

Nei comuni dove si è votato il centro-destra passa da 34 a 46, molti dei quali importanti come Genova, Verona, L’Aquila.

Il problema per il centro-destra è la leadership, chi guiderà la coalizione al prossimo turno? Un ennesimo candidato scelto/bruciato da Berlusconi o Salvini? Come verrà scelto, attraverso quale sistema? Come si può conciliare un programma tra chi in Europa ci vuol stare e chi ne vuole uscire? Una serie di nodi gordiani da sciogliere che appunto allontanano le elezioni in autunno.

Un dato interessante è pure l’affermazione delle Liste Civiche che pure raddoppiano i comuni passando da 23 a 46.

Ci soffermiamo su questo dato, perché davvero non riusciamo a capire questo attacco alle liste civiche che viene portato dal Movimento 5 stelle in primis da Di Maio su questa forma di aggregazione, definendole false.

Purtroppo costatiamo la difficoltà di quello che può essere il futuro presidente del consiglio alle più elementari forme di aggregazione civile. Le civiche non possono essere confuse con le liste civetta delle politiche, create per disperdere i voti con simboli e nomi che spesso rievocano quella dei partiti maggiori. Le liste civiche sono composte da persone, che spesso nei comuni medio-piccoli, hanno desiderio di impegnarsi per la propria città senza avere una etichetta di partito.

Passiamo proprio al Movimento 5 stelle, che ovviamente esulta, se lo ha fatto dopo il disastro del primo turno, perché non dovrebbe farlo ora!?

Certo passa dai 2 comuni agli 8 degli oltre mille, anche se si era presentato solo in 140. Già questo è un dato che dovrebbe far riflettere. Vincono a Carrara città importante per la sinistra, ma in verità ci si aspettava molto meglio, dopo gli exploit di Torino e Roma. Brucia la vittoria di Pizzarotti a Parma e la sconfitta ad Asti dove speravano di fare il colpaccio o in città come Taranto e L’Aquila.

La sconfitta è chiaramente del Partito Democratico, seppur non siamo ai livelli di catastrofe come stiamo leggendo, ma ci può stare. Il Pd ha comunque la maggioranza dei sindaci ben 56 seppure la volta scorsa erano 93. Pesa certamente una campagna elettorale organizzata in ritardo per via delle primarie e per i problemi interni, ma soprattutto molti dimenticano che il partito ha subito una scissione importante, quindi ci pare ovvio che come abbia avuto una decompressione di voti questa si traduca pure in perdite di alcune città.

Non a caso la difficoltà maggiore il Pd la riscontra in Emilia e Liguria, il risultato è appunto l’avanzata del centro-destra. Il pd invece si rivela forte in regioni dove tradizionalmente non lo è mai stato, come Veneto a scapito della lega e in Puglia a scapito di Forza Italia.

Chiaro è che Renzi deve riorganizzare il partito partendo dai territori, ma è pure una cosa che è facile a dirsi ma difficile a realizzarsi.

Nella nostra analisi non possiamo non tener presente di quello che è successo a Maddaloni.

Razzano candidato del centro-sinistra sostenuto da tutti i big campani, come De Luca, Picierno, Piscitelli e altri ancora, aveva mancato il primo turno per una manciata di voti. In pratica non smuove nulla al secondo rimanendo inchiodato al 47%.

Dall’altro lato De Filippo compie una rimonta impossibile e impensabile alla vigilia, riuscendo a incrementare di oltre venti punti il bottino del primo turno passando dal 30 al 52.

Certo la matematica non è opinione ma se al 30 di De Filippo si aggiunge il 14 di Bove e l’8 del M5s ecco che arriviamo proprio a 52. Qualcuno in pubblico ha detto una cosa e poi evidentemente ne ha fatta un’altra.

Razzano ha perso perché, secondo noi sia chiaro, perché ha condotto una campagna ectoplasmica sottraendosi a ciascun confronto. Questo lo puoi fare quando hai consenso come un Berlusconi non certo se sei un Razzano qualunque. Passare da 10 mila voti al primo turno a quasi 6 mila voti. 

De Filippo ha vinto le elezioni, ma forse ha già perso il governo della città, con un consiglio comunale contro, rischia di essere perennemente sotto ricatto di qualsiasi consigliere comunale. Una partita non facile da gestire.

Certo Maddaloni aveva bisogno di chiarezza e uscire dal periodo buio è passata a un periodo grigio con le stesse incertezze di sempre.


 

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